Pmi e startup: fondo da 1,3 miliardi
In Veneto accordo tra Intesa Sanpaolo e i Piccoli di Confindustria. Tre storie da far crescere
Sul piatto ci sono 1,3 miliardi di euro a disposizione delle Pmi del Veneto. L’obiettivo è di farle «aggredire» meglio i mercati esteri, aumentandone la dimensione. Ma anche favorire la voglia di far impresa, con startup mirate sui mercati in grado di sfondare. C’è tutto questo nel protocollo firmato fra le associazioni territoriali della Piccola industria delle Confindustrie venete e le banche regionali del gruppo Intesa Sanpaolo, Cariveneto e Carive, che rilancia a livello regionale l’accordo nazionale con un plafond da 10 miliardi di euro. E Cariveneto e Carive hanno già identificato cinquemila Pmi da contattare nei prossimi sei mesi per accedere a credito essenziale per progetti di crescita.
A presentare l’accordo, a Padova, direttamente il nuovo direttore generale vicario di Intesa Sanpaolo, responsabile della Banca dei territori, Carlo Messina. Che ha fatto anche dichiarazioni impegnative: «Non esiste il credit crunch per la nostra banca, sull’erogazione stiamo accelerando. Nei primi tre mesi 2013, per il Veneto, c’è stato un incremento di liquidità erogata a medio termine di circa 100 milioni, puntiamo a chiudere sui 4-500 in più a fine anno». E se il trend di incremento è nazionale (+15%), il Veneto spicca con il suo +20%. La stessa percentuale di crescita, però, c’è anche per le sofferenze. «È il prezzo che si paga in Italia per sostenere le imprese – ricorda Messina – d’altronde nel Veneto noi impieghiamo più soldi di quanti ne raccogliamo». Il tutto in un contesto in cui Intesa ha rafforzato il ruolo della Banca dei Territori e delle strutture sul campo, con la decisione di innalzare da 150 a 350 milioni di euro di fatturato l’asticella per le imprese che saranno seguite dalle strutture regionali.
«Offriremo un servizio migliore, risposte più rapide e più vicinanza alle imprese», dichiara Messina. Un punto sottolineato anche da Giovanni Costa, vicepresidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo e presidente di Cariveneto, nel presentare l’accordo, in un momento d’incontro diventato utile per fare il punto della situazione. Presenti anche Vincenzo Boccia, presidente nazionale della Piccola industria di Confindustria, Eliano Omar Lodesani, direttore triveneto di Intesa Sanpaolo e Isi Coppola, assessore regionale all’Economia. E all’interno dell’accordo un fronte centrale è dedicato a start-up ed innovazione. Ne ha parlato Alberto Baban, presidente regionale della Piccola industria, presentando tre «gioielli» di start-up che rientrano nel progetto confindustriale «AdottUp». E che potrebbero trovare i loro spazi, anche finanziari, nell’accordo firmato.
In vetrina, da Bassano sul Grappa, Raen Bonato e Giampietro Bizzotto, con la loro «Nati in Camicia». Una startup nata nel 2010 dall’idea di due (allora) 21 enni e che produce accessori come portafogli, cravatte e papillon riutilizzando la stoffa delle camicie. Idea di Bonato e Bizzotto, realizzazione dei laboratori tessili italiani, come ricordano orgogliosamente i due. Un progetto che ha girato fiere, affascinato New York ed ora sbarcata in decine di negozi. Non che sia facile proseguire; ma due mesi fa l’incontro con Renzo Rosso, patròn di Diesel. Ed è qui che il matrimonio fra «aziende forti e banche forti», come ricorda Baban, è essenziale: «Dobbiamo fare incrociare questi due mondi».
C’è poi chi, come Maikol Furlani, ha pensato a come piantare illuminazione pubblica utilizzando come basamenti una sorta di cavatappo a vite, evitando il getto di cemento, abbattendo i costi e diminuendo i tempi di cantiere. È l’Atlantech srl di Bonferraro di Sorgà, nel Veronese, altra azienda nata due anni fa che riunisce un gruppo di professionisti esperti di costruzione «su vite»: addio al calcestruzzo, facendo l’occhiolino a portafogli e ambiente. Anche loro sono ora al momento più difficile: fare il salto e vincere la sfida col mercato.
Mentre più indietro sono i padovani di Crevel, startup di Claudio Floreani che vuol organizzare viaggi, anche per gruppi, in breve tempo e tarati sulle esigenze dei clienti. Addio pacchetti, con itinerari ad hoc e veloci: il guadagno sta nella commissione che i ragazzi si prenderebbero nel prenotare aerei e alberghi. Ma il condizionale è d’obbligo: mancano i soldi per pagare programmatori che rendano reale l’impianto pensato. Chissà che non si trovino nel plafond.
Enrico Albertini
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